Le Sorprese del 2023
La nostra rassegna della stagione appena conclusa prosegue con le 10 Sorprese del 2023. Dopo aver trattato, durante la scorsa settimana, quelli che sono stati i Migliori Momenti di un anno a dir poco memorabile per il ciclismo su strada internazionale, passiamo a mettere evidenza i corridori che hanno sorpreso maggiormente nel corso degli ultimi dodici mesi. La graduatoria stilata dalla nostra redazione comprende atleti di età e caratteristiche diverse: c’è chi è balzato per la prima volta agli onori delle cronache con prestazioni non attesi e chi ha magari saputo dare una dimensione del tutto nuova alla propria carriera, rispetto a quanto fatto negli anni precedenti. Graduatoria, questa, che non è stata di facile compilazione, viste le opinioni molto variegate che si sono palesate in redazione. Passiamo dunque a scoprire insieme i nostri dieci, sorprendenti, nomi, che saranno rivelati giorno dopo giorno nel corso di questa settimana (al termine della quale vi chiederemo, come di consueto, anche la vostra opinione).
1: Ben Healy
Al secondo anno tra i professionisti sboccia tutto il talento di questo classe 2000 irlandese, protagonista soprattutto di una grandissima primavera. Il portacolori della EF Education-EasyPost ottiene infatti due vittorie a marzo (una tappa alla Settimana Coppi e Bartali e il GP di Larciano) che lo lanciano verso le classiche del nord con il secondo posto alla Freccia del Brabante e quello all’Amstel Gold Race, unico a riuscire a contenere il ritardo da uno scatenato Tadej Pogacar. Sfiora quindi il podio alla Liegi e si presenta per la prima volta al Giro d’Italia, dove conquista un primo e un secondo posto di giornata al termine di due lunghe fughe (che sembrano poter diventare un suo marchio di fabbrica). Un po’ meno presente nella seconda metà di stagione, dove ottiene comunque due successi, il 23enne chiude questa annata con tanta fiducia in più e la consapevolezza che, con un altro passo in avanti, potrebbe togliersi davvero delle grandi soddisfazioni in futuro.
2: Joshua Tarling
Che fosse un corridore di grande talento lo si sapeva ma l’impatto con il professionismo del (a inizio stagione) 18enne Joshua Tarling è stato decisamente notevole. Arrivato con al collo la medaglia d’oro dei Mondiali a crono Juniores di Wollongong e un pedigree da pistard, quest’anno ha esordito tra i professionisti con la maglia non facile della INEOS Grenadiers facendosi rispettare fin da subito nelle prove contro il tempo. Secondo già il 5 di febbraio nella cronometro della Etoile de Bessèges e terzo in quella dell’UAE Tour, ha rotto il ghiaccio vincendo il Campionato Nazionale di specialità e quindi in rapida sequenza il bronzo ai Mondiali di Glasgow (battuto solo da Evenepoel e Ganna), la cronometro del Renewi Tour e il titolo Continentale davanti a due specialisti del calibro di Bissegger e van Aert. Insomma, un bottino ai confini della realtà per un corridore giovanissimo che ha saputo gestire al meglio la pressione del grande salto, dimostrando anche grande umiltà portando a termine la Parigi-Roubaix pur sapendo di essere fuori tempo massimo.
3: Sepp Kuss
Che lo statunitense fosse ormai uno scalatore tra i migliori al mondo non è più un segreto, così come che fosse fra i gregari più importanti in salita per la corazzata neerlandese, ma in ben pochi si sarebbero aspettati una stagione di così alto livello, permettendogli perfino di trionfare nella Vuelta a España (seppur chiaramente aiutato dalle tattiche prima e dagli ordini di squadra poi). Il passo avanti, fisico e mentale, compiuto dal 29enne di Durango è notevole e in realtà lo aveva già dimostrato al Tour, prima ancora della Vuelta, quando pur essendo regolarmente l’ultimo uomo di Jonas Vingegaard era riuscito a restare nelle zone altissime della classifica, frenato solo da un paio di brutte cadute nelle ultime tappe, privandolo così di una possibile top 5.
4: Felix Gall
Prodotto del vivaio Sunweb, ma senza sinora mai riuscire ad emergere davvero, al quarto anno nel WorldTour è arrivato un notevole passo in avanti per il classe 1998. Il corridore austriaco quest’anno ha saputo mettere in mostra tutte le proprie qualità di scalatore combattivo, correndo una stagione in crescendo che lo ha visto mettersi in bella mostra contro i migliori al mondo. Piazzato sin da inizio stagione, nelle prime corse dell’anno tra Francia e Spagna, con il fiore all’occhiello del decimo posto in un Giro dei Paesi Baschi in cui si piazza regolarmente quando la strada sale, costruisce una condizione che inizia ad emergere a fine estate. Al Tour of the Alps sfiora così la vittoria di tappa e si piazza nuovamente in generale, prima di nuovamente andare vicino al trionfo alla Mercan’Tour Classic, preludio all’ottimo Giro di Svizzera grandi firme che lo vede vincere una tappa e chiudere ottavo nella generale. L’apice deve tuttavia ancora arrivare perché al Tour de France alza ulteriormente il livello. In Francia si fa infatti valere in più di un’occasione, vincendo a Courchevel con un attacco da lontano fortemente voluto dopo che nei giorni precedenti, e successivi, dimostra di poter rivaleggiare anche nel confronto diretto con i big, sfiorando più volte il successo.
5: Mattias Skjelmose
Dopo avere messo buone basi nel 2022, il 23enne danese fa un vero salto di qualità nel corso della stagione appena conclusa, nella quale sfodera prestazioni costanti e di alto livello per tutta la stagione, affermandosi come uno dei riferimenti per la sua squadra. L’anno inizia infatti subito bene con la prima vittoria alla prima corsa, chiusa in seconda posizione, con un crescendo di condizione che in primavera lo porta a brillare anche nelle Ardenne, con il secondo posto alla Freccia Vallone ben accompagnato dalle Top10 ad Amstel e Liegi. Culmine di una stagione in cui si dimostra corridore moderno e completo è poi il successo ad un Giro di Svizzera di altissimo livello, in cui riesce a mettersi alla spalle Juan Ayuso e Remco Evenepoel, per poi ben figurare anche al Tour de France, pur limitato dal mal di schiena, soprattutto in appoggio a Giulio Ciccone. Altre due vittorie e altri piazzamenti di buon livello lo hanno poi portato al termine di una stagione molto positiva che lo proietta tra i più attesi del 2024.
6: Derek Gee
L’atipico neoprofessionista canadese, classe 1997, mostra le sue qualità soprattutto al Giro d’Italia dove si mette in mostra come uno dei cacciatori di tappe più interessanti. Ben sette le fughe che lo vedono protagonista, raccogliendo ben quattro secondi posti a cui si aggiungono altri due podi sfiorati. Scalatore lungilineo, in precedenza lo si era visto all’attacco anche alla Parigi-Roubaix e successivamente si vede in prima linea anche in un’altra corsa tutt’altro che montagnosa come la Brussels Cycling Classic, confermandosi corridore eclettico e imprevedibile. Un livello sicuramente inatteso che, se confermato nei prossimi anni, potrebbe permettergli di togliersi davvero grandi soddisfazioni, diventando tra i più temuti attaccanti.
7: Jonathan Milan
Dopo aver mostrato lo scorso anno le sue discrete doti allo sprint, il possente corridore friulano esplode quest’anno vincendo sin dal secondo giorno prima di una primavera in cui fa più fatica, ma si riscatta alla grande al Giro d’Italia. Fa infatti sua la prima volata, dimostrando una straordinaria costanza che lo vede partecipare a tutte le volate, con quattro secondi posti che gli permettono di dominare la classifica a punti e portarsi a casa la Maglia Ciclamino. Mischiando con profitto i suoi impegni con la pista, dove ancora una volta brilla assieme al Quartetto e in prima persona tra mondiali ed europei, nel finale di stagione vince ancora al Tour of Guangxi, pronto per il passaggio alla Lidl – Trek e un ruolo molto più centrale in una squadra pronta a sostenerlo tanto negli sprint che al nord, dove potrà crescere imparando da Mads Pedersen.
8: Andrea Bagioli
Considerato già da qualche anno tra i talenti più attesi, specialmente per quanto riguarda gli italiani, il classe 1999 compie quest’anno un salto di qualità importante, andando oltre le aspettative con una stagione di grande costanza, piazzandosi sin dalle prime corse dell’anno, issandosi anche ai vertici nelle classiche. Il momento migliore arriva poi nel finale di stagione, quando se la gioca ad armi pari con i grandi del firmamento internazionale cogliendo alcuni successi e piazzamenti di assoluto spessore, tra i quali spicca ovviamente la grande conclusione a Il Lombardia, battuto solamente dall’assolo di Tadej Pogacar, ma pronto a regolare con autorevolezza gli inseguitori, partendo da Primoz Roglic. Il bilancio complessivo dell’anno conta dunquetre vittorie, sette podi, 10 Top5 e 18 Top10, di cui ben nove nel WorldTour.
9: Matteo Jorgenson
Già nel 2022 lo statunitense aveva fatto intravedere ottime cose, sia da attaccante che da uomo buono per le brevi corse a tappe. Nella stagione appena conclusa, però, Jorgenson è andato ben oltre le aspettative, cogliendo subito le prime vittorie della sua carriera (tappa e classifica generale del Tour of Oman) e risultando poi, soprattutto, in primavera un costante protagonista delle gare più importanti, mostrandosi tra i corridori più completi e versatili. Il californiano ha brillato sul pavé, sia alla E3 che al Giro delle Fiandre, ed è stato con i migliori alla Parigi-Nizza, in un parco corridori davvero di altissimo livello. Al Giro di Romandia, poi, Jorgenson è andato vicinissimo al bersaglio grosso, chiudendo al secondo posto della generale, alle spalle del solo Adam Yates. Il corridore della Movistar si è poi presentato al Tour de France con l’ambizione di vincere quella tappa che aveva avvicinato già nel 2022, ma a fronte di ripetuti attacchi si è dovuto accontentare, per modo di dire, di buoni piazzamenti, complice una brutta caduta che lo ha condizionato. La sua curva di crescita non è passata inosservata, tanto che la Jumbo-Visma lo ha annunciato come rinforzo futuro già a metà del 2023: dopo essere salito di livello con la Movistar, lo statunitense sarà quindi chiamato a un nuovo, ulteriore, passo in avanti.
10: Eddie Dunbar
A fine 2022 l’irlandese ha fatto una scelta che ne ha cambiato radicalmente l’habitat. Dunbar ha infatti lasciato la Ineos Grenadiers e si è accasato alla Jayco-AlUla, squadra che ha modificato del tutto i compiti e le attese sul corridore, affidandogli le speranze di classifica generale in una corsa di tre settimane e togliendogli quindi i compiti da gregario a cui era abituato in casa Ineos. All’età di 27 anni il nativo di Banteer ha raccolto la nuova sfida e lo ha fatto con buonissimi esiti, visto soprattutto quel che è stato capace di fare lungo le strade del Giro d’Italia. Dunbar ha tagliato il traguardo di Roma al settimo posto della graduatoria finale, finendo fuori dalla Top 5 solo dopo la cronoscalata del giorno precedente. L’irlandese è sempre stato con i migliori del lotto alla Corsa Rosa, pagando solo qualche secondo nella frazione delle Tre Cime di Lavaredo, dando forse in quel momento i primi segnali di una stanchezza che ne avrebbe poi condizionato la prestazione sul Monte Lussari. Il bilancio stagionale è quindi positivo, considerati anche i buoni piazzamenti al Giro di Polonia e al Giro di Romandia. Un po’ di rammarico per il ritiro cui è stato costretto alla Vuelta a España, corsa in cui le sue caratteristiche gli avrebbero probabilmente consentito di andare a caccia di ulteriori soddisfazioni.
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